Condividiamo con le missionarie la sua testimonianza di vita e di fede
Due le ricorrenze nell’anno appena trascorso per padre Luigi Faccenda, fondatore dell’Istituto Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe, i 100 anni della nascita e i 15 della sua morte. Le missionarie desiderano condividere con questo scritto, che pubblichiamo, la sua testimonianza di vita e di fede e l’opera di Dio in lui: francescano conventuale, sacerdote, apostolo di Maria. In modo particolare, vogliono scoprire il suo profondo legame con san Massimiliano Kolbe, di cui si è stato un seguace fedele e creativo.
L’incontro con Kolbe
Padre Luigi è stato un apostolo e un missionario instancabile che sentiva l’urgenza dell’annuncio, la gioia di appartenere a Cristo e di conquistare altri al suo amore, e questo con tutti i mezzi possibili: la parola, la predicazione, la catechesi, la stampa, ma soprattutto l’attenzione alla persona concreta, alla sua storia, alla sua vita, che desiderava condurre a Dio attraverso Maria, l’Immacolata. Nasce a San Benedetto Val di Sambro (Bologna) il 24 agosto 1920. A 12 anni entra nel Seminario dei Frati Minori Conventuali a Faenza, dove, fra alterne vicende dovute alle precarie condizioni di salute, compie la sua formazione francescana e gli studi teologici. Emette la professione semplice dei voti e quella solenne e viene ordinato sacerdote il 18 maggio 1944. Nel 1945 a Bologna gli fu affidata la Milizia dell’Immacolata, il movimento fondato da san Massimiliano Kolbe, e questo “incontro” con il martire di Auschwitz, ancora poco conosciuto in Italia, cambia la sua vita, come egli stesso ha più volte raccontato, in quanto trova nella spiritualità di Kolbe e nella sua esistenza vissuta per amore e nell’amore un segreto di vita e di santità, un forte dinamismo missionario ed evangelizzatore. «Mi sono “innamorato” di padre Kolbe – scrive padre Luigi – a motivo del suo martirio, della sua dedizione totale all’uomo e alla vita, del suo grande amore all’Immacolata. Mi chiedevo dove questo sacerdote avesse trovato la forza di consumare in pieno il suo sacerdozio e la risposta mi arrivò quando conobbi ciò che aveva meditato fin dalla sua giovinezza, il suo ideale: portare ogni uomo a Dio, alla salvezza, attraverso l’Immacolata. Questa passione per l’uomo divenne anche la mia passione». Nel 1954 dietro l’insistenza di alcune giovani, che manifestavano il desiderio di donarsi totalmente a Dio in uno stile di vita mariano a servizio dell’evangelizzazione, secondo lo spirito di padre Kolbe, nasce l’Istituto delle Missionarie dell’Immacolata Padre Kolbe, che nel 1992 riceverà il riconoscimento definitivo della Chiesa come Istituto secolare di diritto pontificio. Nel 1988 vi è la nascita dei Volontari dell’Immacolata Padre Kolbe, laici o chierici aggregati all’Istituto, di cui condividono la spiritualità e la missione. L’11 febbraio 1997, in Brasile, insieme al confratello padre Sebastiano Quaglio, padre Luigi Faccenda dà inizio all’Istituto dei Missionari dell’Immacolata Padre Kolbe.
Una ricca e feconda eredità
Padre Luigi, a partire dalla provata e difficile società del dopoguerra, si fa promotore di molteplici iniziative di evangelizzazione e di diffusione della spiritualità mariana. Egli si rende subito conto della ricchezza insita nell’eredità che Kolbe ha lasciato alla Chiesa e al mondo; un’eredità che accoglie, elabora e attualizza dando, nel corso degli anni, un suo personale contributo alla conoscenza di san Massimiliano e all’approfondimento di alcune sue feconde intuizioni dottrinali e pastorali. “Man mano cominciai a rendermi conto che l’eredità lasciata dal padre Kolbe con la sua vita e la sua morte eroica, andava raccolta, interpretata, sviluppata, secondo le nuove esigenze. Da quel momento, il mio costante impegno a servizio dell’Istituto e del Movimento della Milizia fu quello di approfondire la conoscenza della dottrina e della spiritualità kolbiana. Dottrina e spiritualità che mi apparivano capaci di offrire solide basi per tendere alla perfezione della ca-rità e collaborare alla missione della Chiesa, nel nome di Maria”. A guidarlo la fiducia sconfinata nella verità e dignità dell’uomo e l’amore a Maria, l’Immacolata, la creatura in cui risplende al massimo la bellezza del Creatore, il volto vero dell’uomo amato da Dio e da Lui chiamato a una felicità senza limiti. Nel corso degli anni questa passione missionaria non conoscerà confini, barriere, ostacoli. Sempre attento ai segni dei tempi, al cammino della Chiesa e ai mutamenti culturali e sociali padre Luigi si affiderà a tutti i mezzi per parlare l’unico e universale linguaggio dell’amore, convinto assertore dell’utilizzo positivo dei media a servizio del vangelo: predicatore e uomo di preghiera, apostolo instancabile della parola e della penna, padre, fratello e guida lungo i sentieri dello Spirito. In cammino lungo le strade del mondo egli darà vita a un sogno che da sempre porta nel cuore: quello della vita missionaria, il desiderio di varcare i confini della propria terra, di condividere la propria esperienza di fede con altri popoli e culture. Un sogno che non può realizzare in prima persona e in prima linea, perché le condizioni di salute non glielo consentono, ma che diventa realtà quando le missionarie affidate alla sua guida varcano – come amava ripetere – «gli oceani e i continenti, portando, anche a nome mio, la luce della verità e dell’amore». Nel 1969 accoglie l’invito di papa Paolo VI, che chiedeva evangelizzatori per l’America latina, e invia le prime missionarie in Argentina. Negli anni successivi si apriranno altri campi di annuncio e di presenza: Stati Uniti, Bolivia, Lussemburgo, Polonia e Brasile.
Una consegna
Il 9 ottobre 2005 padre Luigi termina la sua corsa terrena lasciando alla Chiesa e al mondo la testimonianza di una vita vissuta con generosità e dedizione fino alla fine. E, poiché, “lo Spirito non conosce le leggi materiali dell’invecchiamento, ma si evolve senza soste (san Massimiliano), crediamo che le sue parole, i suoi scritti, i suoi insegnamenti continuano a tracciare cammini. In modo particolare, crediamo che a noi, a voi militi e a quanti come lui hanno accolto e vivono la ricca spiritualità di san Massimiliano affida un messaggio: “Conoscere, amare, imitare padre Kolbe con la piena fiducia che troveremo in lui un potente aiuto per vivere la pienezza della nostra vocazione alla santità e all’impegno missionario”. Una consegna che ci vede tutti protagonisti del nostro tempo e tutti in uscita per essere Maria vivente, parlante, operante oggi!
Angela Savastano www.kolbemission.org