Giulio Romano Arte e Desiderio
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Giulio Romano Arte e Desiderio
Gennaio 2, 2020 @ 8:00 am - 5:00 pm
Erotismo ammiccante, felice, intrigante, dal mondo classico al Rinascimento, si ammira a Palazzo Te di Mantova nella mostra Giulio Romano: Arte e Desiderio, fino al 6 gennaio 2020.
L’esposizione, a cura di Barbara Furlotti, Guido Rebecchini e Linda Wolk-Simon, è parte integrante del programma di mostre ed eventi “Giulio Romano a Palazzo Te” (settembre 2019 – giugno 2020), promosso dalla Fondazione Palazzo Te e dal Comune di Mantova, organizzato e prodotto con la casa editrice Electa. La mostra indaga la relazione tra immagini erotiche del mondo classico e invenzioni figurative prodotte nella prima metà del Cinquecento in Italia. Concentrandosi sulla produzione di Giulio Romano, il percorso espositivo evidenzia la capillare diffusione di un vasto repertorio di immagini erotiche nella cultura artistica cinquecentesca e svela le influenze esistenti tra cultura alta e cultura bassa nella produzione di tali immagini. I preziosi oggetti esposti – provenienti da venti istituzioni italiane e straniere, tra cui il Metropolitan Museum of Art di New York, l’Ermitage di San Pietroburgo, il Musée du Louvre di Parigi, il British Museum di Londra, il Rijksmuseum di Amsterdam, la Galleria Borghese di Roma, la Galleria degli Uffizi e il Museo del Bargello di Firenze – sottolineano il carattere giocoso, inventivo e a tratti sovversivo di queste invenzioni artistiche e dimostrano la flessibilità del soggetto erotico, utilizzato in opere che spaziano dai disegni ai dipinti, dalle sculture alle incisioni, dalle maioliche agli arazzi. Il tema della mostra, che offre al pubblico la possibilità di indagare un aspetto relativamente poco noto dell’arte del Rinascimento, è strettamente connesso al luogo che la ospita. Soggetti erotici e storie amorose sono infatti ricorrenti nelle sale di Palazzo Te, capolavoro indiscusso della carriera artistica di Giulio Romano.
Il percorso si apre con la presentazione teatrale di una figura di Venere di marmo antica, già di proprietà di Giulio Romano e donata dall’artista al marchese di Mantova, Federico Gonzaga. L’opera esposta testimonia come la scultura antica ebbe un impatto fondamentale sull’immaginazione degli artisti attivi nel Cinquecento a Roma, in particolare Raffaello e Giulio Romano, e fornì loro lo stimolo per la creazione di nuove opere dal carattere scopertamente sensuale.
La prima sezione illustra la produzione giovanile di Giulio al tempo della sua attività nella bottega di Raffaello, e in particolare il suo intervento nella decorazione della stufetta del Cardinal Bibbiena nel Palazzo Vaticano (1515-1516), e nella Loggia di Psiche alla Villa Farnesina a Roma.
La seconda sezione è dedicata a I Modi, una serie di 16 immagini pornografiche, probabilmente ispirate a fonti antiche, che furono disegnate da Giulio Romano, incise da Marcantonio Raimondi e accompagnate da sonetti licenziosi composti da Pietro Aretino.
La sezione intitolata Arte e Seduzione presenta una copia antica e particolarmente fedele della Fornarina di Raffaello, probabilmente realizzata da Raffaellino del Colle, un collaboratore di Giulio Romano, e il Ritratto di cortigiana di Giulio stesso, sempre ispirato al famoso ritratto erotico raffaellesco.
A seguire, la sala dedicata a Gli amori degli dei dimostra, attraverso disegni e incisioni, la grande fortuna collezionistica di cui godettero i soggetti erotici nel Cinquecento quando venivano mascherati dietro la più accettabile apparenza di una storia mitologica e giustificati come traduzioni in immagini di invenzioni letterarie e poetiche.
La quinta sezione costituisce il cuore della mostra ed è dedicata al quadro monumentale di Giulio Romano intitolato i Due Amanti, conservato all’Ermitage, il quale potrebbe essere stato realizzato poco prima dell’arrivo dell’artista a Mantova, nel 1524, e condotto nella città dei Gonzaga per il marchese Federico. Affiancano il dipinto due opere di eccezionale importanza artistica, affini ai Due Amanti per soggetto e cronologia: un arazzo – spettacolare per dimensioni e preziosità dei materiali – con Mercurio ed Erse, ispirato a un’invenzione di Raffaello per la Villa Farnesina, in prestito dal Metropolitan Museum of Art di New York, e un raffinato cartone di grandi dimensioni preveniente dal Louvre raffigurante Giove e Danae, di mano di Perino del Vaga – un altro collaboratore di Raffaello – che dovette servire da modello per un arazzo (ora perduto) realizzato su commissione di Andrea Doria, parte di una serie dedicata agli amori clandestini di Giove.
Il tema degli amori clandestini di Giove torna nell’ultima stanza dell’esposizione, dove un grande cartone raffigurante gli amori di Giove e Leda ispirato a una invenzione di Michelangelo e la sensuale Danae di Correggio, commissionata da Federico Gonzaga nel 1530-1532, attestano come gli artisti cinquecenteschi si siano cimentati nel campo della pittura di soggetto erotico in competizione con la scuola di Raffaello.
Il progetto di allestimento è a cura di Lissoni Associati.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Electa.