Quel ruffiano del Rufiolo
Un dolce delizioso il Rufiolo: il primo lo assaggi, il secondo lo prendi per sentirne meglio il sapore, il terzo per individuare gli ingredienti, il quarto perchè proprio non puoi farne a meno…Dunque, un ruffiano! E’ una sequenza invitante quella dei Rufioli, dolce tipico di Costeggiola, una frazione di panoramica bellezza nel comune veronese di Soave. Ha una storia emblematica, che risale alla fine dell’Ottocento e sa di inventiva che nasce dalla necessità di non sprecare nulla di quel poco che c’è, da impastare e cuocere nel brodo. Nel Novecento è diventato un dolce elaborato, da fare con maestria. Innanzitutto si prepara il ripieno utilizzando amaretti, uva appassita, pane grattugiato, brodo di carne, cedrini, mandorle, zucchero, uova, pinoli, rhum, noce moscata e lo si lascia riposare per 24 ore. Si prepara la pasta sfoglia semplicemente con farina, uova, latte, sale, la si stende, vi si pone sopra il ripieno, si richiude e la si modella tagliandola con l’apposito stampo artigianale a forma di Rufiolo di Costeggiola: una mezzaluna che ricorda il sole nascente. A questo punto, friggere e spolverare con zucchero a velo.
Gli abitanti di Costeggiola festeggiano il patrono Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, dedicandogli una sagra il 17 gennaio, che è diventata anche la festa dei Rufioi, accompagnati da lieti calici. Il dolce di Costeggiola è stato riconosciuto nel 2004 come prodotto agroalimentare tradizionale, citato nella Gazzetta Ufficiale. Celebrato alla grande il centenario 1914-2014, la festa si rinnova ogni anno, tranne la sospensione del 2021 e 2022, per i noti motivi. Esponenziale è l’incremento della produzione, che va dai 5.000 Rufioi del 1972 ai 40.000 del 2020, pari a 4 quintali di impasto. Un grande impegno della comunità che vede in prima fila l’Associazione “Amici di Costeggiola” con la coreografia della maschera “Re del Rufiolo” ideata da Maria Teresa Benetton e Silvano Fiorentini. Tra i negozi dove si vendono questi dolci, ce n’è uno assai originale, al numero 17 della centrale via Roma: le Soaverie dove trovi tutto ciò che rappresenta Soave, dalle riproduzioni medioevali al vino, con scelta di vini biologici; libri, quadri (soffermativi sulle tele intensamente espressive di Maria Teresa Benetton nella Sala del camino), collezionismo, articoli da regalo e vintage. E’ una bottega-atelier, un vew point sugli eventi che animano la città di Soave. E se volete soggiornare ai piedi del castello con vista sui vigneti ecco il B&B Relax a Soave (www.soaverie.com tel 333 2175073), con l’eleganza della residenza di campagna e il calore dell’ospitalità.
Claudia Farina
Giornalista e scrittrice, vive a Verona. Specializzata in stampa turistica, cultura del vino ed eresie medioevali, è direttrice della rivista Gardamore. Ha scritto articoli e libri inerenti il lago di Garda, l’Africa, il Medio Oriente e altri Paesi. Collabora con VeraClasse-Travel &Lifestyle Magazine e Food Travel Verde Gusto. Fa parte di varie Associazioni tra cui Le Donne del vino; Wigwam (Rete associativa per lo sviluppo equo, solidale e sostenibile delle Comunità locali); Fidapa (Federazione italiana donne arti professioni affari ); Onav (Organizzazione nazionale assaggiatori di vino). Ultimi libri pubblicati: “Sull’onda. Intrecci d’amore e di viaggio” Delmiglio editore; per Cierre Grafica ha scritto “Catari sul Garda. Maddalena l’apostola e il vescovo donna”; “La svolta nei racconti di dieci donne”; “Boni Homini. Sulle tracce dei Catari e di Maria Maddalena”; “Puri Cristiani. I Catari dal Piemonte alla Sicilia”.