“La stagione del tuo amore/Non è più la primavera/Ma nei giorni del tuo autunno/Hai la dolcezza della sera…/Passa il tempo sopra il tempo/Ma non devi aver paura/Sembra correre come il vento/Però il tempo non ha premura”.
E’ tra le più belle canzoni di Fabrizio De Andrè “La stagione del tuo amore”, poesia in musica che mi è venuta in mente leggendo i versi di Bruno Castelletti contenuti nel suo libro Il prato dei ricordi edito da Gabrielli. Canta il desiderio, i paesaggi, le nostalgie, gli amori, interloquendo con un “tu” femminile, come se ogni ricordo, ogni sentimento possano essere i primi e gli ultimi. Nella fitta rete di situazioni pubbliche e private che annodano l’esistenza, talvolta con ineluttabile pesantezza, emerge sopra ogni costrizione quella vivace, mobile intelligenza dell’Avvocato-Bruno da Orsa che stempera gli accadimenti in narrazioni lievi, mobili e avvincenti.
Già nella nota introduttiva, l‘autore esplicita la propria cifra stilistica in polemica con la più attuale tendenza ermetica, scrivendo che “spesso l’insignificanza della poesia di oggi sia da attribuire a quegli autori che si compiacciono di modi espressivi elitari, a volte imperscrutabili per i non addetti ai lavori…la poesia…dovrebbe, secondo me, essere espressione di verità cantata musicalmente attraverso immagini che suscitano emozioni nell’animo di chi legge”. Semplice, chiaro, determinato il suo pensiero sulla natura della poesia, coerente con i suoi versi, che si succedono colorati di verde-azzurro, fioriti di sensazioni impresse nell’animo come sui prati di colli e monti o baluginanti sulle onde, negli amatissimi paesaggi del lago di Garda e del Monte Baldo.
C’è molta poesia d’amore e poesia del tempo declinata in modo imperscrutabile da Cronos, in questa raccolta. Così, il poeta non smette mai di raccontarsi, affacciato, nello stesso tempo, sulle nostre vite per donarci attimi di intensa bellezza.