
Un anno straordinario attende tre città europee designate “Capitale della cultura 2025”: Gorizia e la gemella slovena Nova Gorica – la prima capitale della cultura transfrontaliera – e la città tedesca di Chemnitz. Su questa, potete leggere il mio reportage in www.claudiafarina.com/chemnitz-capitale-della-cultura-2025/
Avviciniamoci sempre più a Gorizia, passando da Nova Gorica e i territori vicini. Per la prima volta, il titolo di Capitale spetta congiuntamente a due città, le sole in Europa ad essere ancora divise da un confine, testimone delle vicende storiche del Novecento, con quel filo spinato a Piazza Transalpina – TRG Evrope, che per decenni ha separato le due Gorizie, sostituito oggi da una placca a ricordare il passato.
Due città diverse su lati opposti del paesaggio. Quella italiana si sviluppa a partire da un centro storico medievale dominato da un castello in cima a una collina che costella la destra orografica del fiume Isonzo; l’altra, slovena, è invece una città orientata al futuro, secondo un’idea di futuro concepito alla metà del Novecento. Gorica, come la chiamano i locali – mentre è quella italiana a essere Stara Gorica, Gorizia Vecchia-, è nata solo nel secondo dopoguerra, per dare un capoluogo a tutta quell’area del goriziano che nel 1947 era stata assegnata alla Jugoslavia. Concepito dalla lecorbouseriana mente dell’architetto sloveno Edvard Ravnikar, sotto la supervisione del governo del maresciallo Tito, il nuovo agglomerato urbano venne dunque a configurarsi come un manifesto del modernismo socialista, fatto di ampie prospettive e caseggiati in cemento armato, proiettato a un’idea di futuro che appare incompiuta.
Un’altra idea di futuro era quella che avevano avuto, qualche decennio prima, gli Austriaci, artefici della ferrovia Transalpina che collegava, in epoca asburgica, quella che oggi è Nova Gorica a Trieste e Salisburgo, appartenenti allo stesso Impero.
Un elegante e monumentale edificio insiste su Piazza Transalpina, attraversata durante il secolo scorso dal confine non solo tra la Slovenia jugoslava e l’Italia, ma anche tra blocco occidentale e blocco orientale. Alfiere di una sensibilità senza confini, la Capitale bifronte della Cultura segna un cammino comune tra Italia, Slovenia, Europa ed è un’occasione per scoprire terre di confine come Isonzo, Brda e Valle del Vipava.
Brda è una regione di frontiera che prende il nome dai colli che ne tratteggiano il profilo (nella parte friulana si chiama, non a caso, Collio) e che è stata inserita dalla CNN tra le 11 regioni vinicole da scoprire nel mondo. Oltre alla cultura enogastronomica che ha dato vita a marchi come Brdalicious, Brda si distingue anche come destinazione escursionistica d’élite (da qui passano 2 tappe del Alpe Adria Trail, 2 tappe del Juliana Trail e il Sentiero della Pace sul monte Sabotino), nonché come meta perfetta per gli appassionati di cicloturismo, che potranno misurarsi con la nuovissima TransDinarica e con la Juliana Bike.
Appena fuori dall’abitato di Nova Gorica si apre la Valle del Vipava (Vipacco), terra di vini pregiati dove a dominare è il bianco autoctono Zelèn, contraddistinto da riflessi verdolini e note fruttate di mela e pera: Vipava è il luogo perfetto da esplorare a piedi o in bicicletta tra le sue dolci colline. Insospettabilmente, qui riposa, nel monastero francescano di Kostanjevica, insieme alla sua famiglia, l’ultimo Re di Francia della dinastia borbonica: Carlo X, deposto dalla rivoluzione del 1830 in maniera meno cruenta, rispetto alla sorte toccata al suo fratello maggiore Luigi XVI. Fu infatti proprio a Gorizia che gli ultimi eredi della famiglia del Re Sole si stabilirono durante l’esilio e, oltre a Carlo X, hanno trovato sepoltura a Kostanjevica anche membri illustri, tra i quali il figlio Luigi XIX e sua moglie Maria Carlotta.
Immancabile la vista sulla valle e sul fiume Isonzo dal ponte di Salcano, il più grande ponte ferroviario sospeso in pietra del mondo. Oltre alla funzione originaria di lasciar transitare i treni sopra questo fiume smeraldino, il ponte di Salcano diventa in estate anche l’unico luogo in Slovenia dove è possibile praticare il bungee-jumping: adrenalina pura! Per chi, invece, vuole vedere più da vicino le produzioni locali, oltre ad assaporare le produzioni di due diverse cantine, nella valle del Vipava si diventa astronauti del vino: Winestronaut è l’esperienza che unisce la bellezza naturalistica delle colline alla conoscenza diretta di ben due vignaioli, che per l’occasione apriranno al pubblico le loro cantine.
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