Claudia Farina scrittrice Verona

A Vicenza si mangia attorniati dal Risorgimento.

 “C’era una volta…”, come nelle più belle favole anche l’enogastronomia ha da raccontare spicchi di sogni che nella realtà di tutti i giorni lasciano il segno tangibile sul territorio.

Questa è la novella di uno dei più eleganti ristoranti di Vicenza, “Remo”, che alla sua storia di oltre mezzo secolo ha da poco aggiunto un nuovo capitolo abbracciando in una rinnovata posizione una fetta del Risorgimento berico. Ed è proprio da qui che partiamo ricordando brevemente i capitoli precedenti fatti di vera passione e grande professionalità del cuoco Mario Baratto, classe ’44, vero artefice di questa saga. Affiancato dall’inseparabile moglie Nazzarena, la ‘sua’ Rina e attorniato dai figli Gianluca e Alver e, solo per un purtroppo breve periodo, dal fratello Giuseppe che lascia sola la giovane Floriana con due figli,  Mario dopo il varo di un primo locale (trattoria da Mario) vicino a Costabissara,  rileva  nel 1977 il ristorante “Da Remo” a Vicenza est all’interno, nelle ex scuderie, di Villa Trissino Muttoni detta ‘Ca’ Impenta’. Cuoco Baratto non pensa affatto di cambiare nome al ristorante  e in breve tempo lo porta tra le più alte vette della cucina veneta e vicentina in particolare. Ma non solo: tra i fornelli sotto lo sguardo inflessibile del capo passano decine di giovani aspiranti cuochi esaltati a loro volta da una scuola insostituibile.  Tanti nomi, tra tutti valga quello di Carlo Cracco.

Claudia Farina scrittrice Verona

   Negli anni Baratto, Rina, la cognata Floriana e il ‘Da Remo’ conquistano i più prestigiosi traguardi. Mario, cuciniere ufficiale della Confraternita del Bacalà (rigorosamente con una ‘c’ sola) alla vicentina  e cuoco di fama internazionale decide nel 2015 di tagliare il traguardo della pensione non prima di aver capito che le redini possono essere rette saldamente dalle mani dei figli Gianluca e Alver e, in cucina, del nipote Danilo.

Ed ecco il colpo di teatro:  Ca’ Impenta diventa  troppo stretta per il ‘Da Remo’ e la nuova generazione dei Baratto decide di spiccare il salto. Ci vogliono alcuni mesi di sportellate con la burocrazia,  architetti e  finanziatori ed ecco il nuovo “Remo” nascere a Villa Cariolato, in strada Bertesina, tipica costruzione veneta ottocentesca a pochi chilometri dalla precedente tradizionale sistemazione.

Non si tratta di un semplice  trasloco perché, mentre in sala e in  cucina i giovani Baratto confermano le loro capacità, gli stessi hanno l’intuito di esaltare la storicità della Villa. L’edifico, circondato da un parco secolare, è intitolato a  Domenico Cariolato, classe 1835,  eroe garibaldino divenuto braccio destro dello stesso Giuseppe Garibaldi.   Una carriera iniziata nel 1847 durante l’assedio austriaco alla Città di Vicenza.
In quei tragici giorni a 12 anni  Cariolato,  salvò dalla morte una madre e i suoi tre bambini strappando la miccia di un a bomba. Ad appena 24 anni il nostro partecipò alla “Spedizione dei Mille”e in pochi anni divenne uno degli ufficiali più fidati del Bepi nazionale.  Presto colonnello dell’esercito fu uno dei comandanti garibaldini protagonisti della difesa della Repubblica Francese che liberò la città di Digione dai soldati prussiani. Il suo rapporto con Garibaldi fu molto stretto tanto che la memoria storica afferma oggi che in una delle camere della abbia dormito alcune volte Giuseppe Garibaldi.  Camere nella villa che Cariolato costruì per abitarci con la moglie Annamaria Piccoli a partire dal 1879

Claudia Farina scrittrice Verona
Villa Cariolato

 Si sa in ogni caso che il condottiero di Nizza si recò spesso, come indica una notevole mole di corrispondenza, a Vicenza per far visita a Domenico Cariolato e alla moglie.  Le gesta del giovane garibaldino oggi rivivono tra le stanze magiche dal ristorante appunto ribattezzato “Remo Villa Cariolato”.  All’interno  Gianluca ed Alver Baratto hanno allestito un percorso speciale: “un’idea – spiega Gianluca oggi presidente dei ristoratori vicentini – venutaci quando la nostra famiglia ha acquistato dalla Provincia questa villa, abbandonata da decenni. Non siamo un museo ma vogliamo ricordare e tramandare la storia di un eroe vicentino”.  Sulle pareti del locale ora, per concessione ‘duplicativa’ del Museo del Risorgimento di Vicenza, fotografare quadri e lettere  dell’epoca.  A Villa Cariolato si trova anche l’attestato del Regno d’Italia per il salvataggio della donna con tre bambini durante la battaglia del 10 giugno 1848 da parte di Domenico, che aveva che detto solo 12 anni. Un’impresa cui assistettero ufficiali svizzeri di stanza a Vicenza.  Ma soprattutto è possibile leggere una delle lettere che Garibaldi scrisse a  Domenico Cariolato – a proposito la di lui sorella fu l’ultima dama di compagnia della Regina Margherita – missiva ritrovata dai giovani Baratto in un vecchio faldone.

Claudia Farina scrittrice Verona
Alver, a sinistra, e Gianluca Baratto

Parlato di Storia ci sarebbe da parlare del menù ma questa è un’altra  piacevolissima favola dei Baratto che ora alla gastronomia d’eccellenza abbinano in Villa  serate a tema, happening, mostre, anteprime, presentazioni, incontri musicali e culturali .  A tutto questo è intitolato il terzo piano chiamato ‘313’.

   

Scritto da:

Claudia Farina

Giornalista e scrittrice, vive a Verona. Specializzata in stampa turistica, cultura del vino ed eresie medioevali, è direttrice della rivista Gardamore. Ha scritto articoli e libri inerenti il lago di Garda, l’Africa, il Medio Oriente e altri Paesi. Collabora con VeraClasse-Travel &Lifestyle Magazine e Food Travel Verde Gusto.
Fa parte di varie Associazioni tra cui Le Donne del vino; Wigwam (Rete associativa per lo sviluppo equo, solidale e sostenibile delle Comunità locali); Fidapa (Federazione italiana donne arti professioni affari ); Onav (Organizzazione nazionale assaggiatori di vino).
Ultimi libri pubblicati: “Sull’onda. Intrecci d’amore e di viaggio” Delmiglio editore; per Cierre Grafica ha scritto “Catari sul Garda. Maddalena l’apostola e il vescovo donna”; “La svolta nei racconti di dieci donne”; “Boni Homini. Sulle tracce dei Catari e di Maria Maddalena”; “Puri Cristiani. I Catari dal Piemonte alla Sicilia”.